sábado, 12 de junio de 2010

Monserga para Platón

Recorriendo mi camino a diez milímetros del cielo, a cien centímetros de tierra. Correrán potrillos en el campo cuando las mariposas reposen sus alas en alguna flor para después con ellas revolotear al sentir la furia del galope.
Correrá el tiempo que es cómplice del destino... de ese envenenado destino.
Levanto la mirada al cielo y descubro el silencio, me acaricia el viento y me susurra el llanto que trae con él, veo el ave que viaja abrazando la libertad, pronta entrega la monserga para Platón, observo a dios... compartiendo su abandono.

viernes, 11 de junio de 2010

Il "We Are The World" di Sudafrica 2010

Commovente molto commovente. Dalle parole del coordinatore per il mondiale di calcio 2010: l'Africa aspetta da 80 anni un mondiale". Quella frase lascia molto spazio per la discusione.
Per cominciare: l'Africa aspetta e continua ancora ad aspettare con la stessa intensità calcistica che si contenga la fame, le guerre, le malattie che affliggono il continente da quando "l'uomo bianco" ha messo piede in quella parte del mondo. Si aspetta e tutto fa supporre che si continuerà ad aspettare perché come ben si sà, un campionato mondiale di calcio così come tutti gli "All Star" della canzone mondiale non sono riusciti a fermare ,neanche per un po, tutte le disgrazie che affliggono il martoriato continente africano.
Dal "We Are The World" del 1986 ben poco o nulla si é fatto per il continente nero.
Per molti africani,trovare il Diego,Messi, Beckam, Ronaldo e tutte le altre stelle del calcio mondiale è un "quasi rassicuranti" che certamente svanirà alla fine dei giochi.
C'e una speranza. Certamente c'e. Ma purtroppo la storia insegna che di speranze quel continente ne è pieno e che le sue sofferenze ancora sono troppe.
Molto commovente vedere gli artisti di tutto il mondo cantare in un stesso scenario, quasi sembrava un "We Are The World" stile Michael Jackson e compagnia che poco o nulla è riuscito a fare per l'Africa e che molto ha arricchito gli artisti del canto.
"We are the world" Sudafrica 2010 sì,ma di quelli che ancora soffrono e di quelli che sono pieni di vaghe speranze.

miércoles, 2 de junio de 2010

Padrenostro Latinoamericano


Padre nostro che stai nei cieli
con le rondini e i missili
voglio che torni prima di dimenticare
come si arriva al sud del Rio Grande
Padre nostro che stai in esilio
quasi mai ti ricordi dei miei
in tutti modi ovunque tu stia
santificato sia il tuo nome
non quelli che santificano in tuo nome
chiudendo un occhio per non vedere le unghie
sporche della miseria
nell secolo XXI
gia' non serve chiederti
venga a noi il tuo regno
perchè il tuo regno sta anche qui sotto
immerso nei rancori e nella paura
nelle vacillazioni e nella sporcizia
nella disillusione e nella sonnolenza (nel sopore)
in quest'ansia di vederti malgrado tutto
quando parlasti del ricco
dell'ago e del cammello
e ti votammo tutti
per unanimità e per la Gloria
alzò la sua mano anche l'indio silenzioso
che ti rispettava ma si resisteva
a pensare sia fatta la tua volontà
eppure una volta tanto
la tua volontà si mescola con la mia
la domina
l'accende
la dupplica
piu' arduo è conoscere qual è la tua volontà
quando credo veramente quello che dico di credere
così nella tua onnipresenza come nella mia solitudine
così in terra come in cielo
sempre starò più sicuro della terra che calpesto
che del cielo intrattabile che mi ignora
ma chi lo sà
non andrò a decidere
che il tuo potere si faccia o disfaccia
la tua volontà lo stesso si stà facendo nel vento
nelle Ande di neve
nel passero che feconda la passera
nei ministri che mormorano yes sir
in ogni mano che si trasforma in pugno
chiaro non sono sicuro se mi piace lo stile
che la tua volontà sceglie per compiersi
lo dico con irriverenza e gratitudine
due emblemi che presto saranno la stessa cosa
lo dico soprattutto pensando nel nostro pane
di ogni giorno e di ogni pezzetto di giorno
ieri ce l'hai tolto
daccelo oggi
o almeno il diritto di darci il nostro pane
non solo quello che era simbolo di qualcosa
se non quello di mollica e crosta
il pane nostro
giacchè ci restano poche speranze e debiti
perdonaci se puoi i nostri debiti
ma non ci perdonare la speranza
non ci perdonare mai i nostri crediti
al più tardi domani
usciremo a riscuotere ai falsi
tangibili e sorridenti fuggiasci
a quelli che hanno artigli per l'arpa
e un panamericano tremore con il quale si asciugano
l'ultimo sputo che pende dalla loro faccia
poco importa che i nostri creditori perdonino
così come noialtri
una volta per errore
perdoniamo ai nostri debitori
ancora ci devono come un secolo
di insonnie e bastonate
come tremila chilometri di ingiurie
come venti medaglie a Somoza
come una sola Guatemala morta
non ci lasciar cadere nella tentazione
di dimenticare o vendere questo passato
o affittare un solo ettaro del suo oblio
adesso è giunta l'ora di sapere chi siamo
e debbono attraversare il fiume
il dollaro e il suo amore contrassegno
strappaci dall'anima l'ultimo mendicante
e liberaci da ogni male di coscienza
amèn